Le risorgive del fiume Sile tra campi chiusi, ''fontanassi'' e torbiera
Ed. ASTEA VE 2013 (Quaderno didattico di educazione ambientale). [autori:
Patrizio Giulini, Carlotta Fassina, Giuliano Della Bella e Sergio Visotto - Grafica e informatizzazione -
Denis Visotto]
Ed. ASTEA 2013 - Quaderno didattico di educazione ambientale
Autori: Patrizio Giulini, Carlotta Fassina, Giuliano Della Bella e Sergio Visotto Grafica e informatizzazione: Denis Visotto
Anche in questo Quaderno di Educazione Ambientale i volontari dell'ASTEA vogliono continuare a fornire alle scuole di ogni ordine e grado e quindi ai ragazzi uno strumento didattico, richiesto anche dagli insegnanti, per approfondire i temi naturalistici e ambientali trattati, dopo l'approccio in aula e sul "campo", con l'ausilio delle nostre guide.
Abbiamo cercato di rendere semplice e comprensibile, oltre che piacevole, la lettura, con l'impegno di usare un linguaggio adatto ai ragazzi ma scientificamente corretto.
La conoscenza degli ambienti naturali relitti, con i loro abitanti, animali e piante, fornisce all'uomo l'idea di un biotopo degno di essere conservato, tutelato e valorizzato.
L'amore per la natura e quindi per il nostro territorio, da parte dei ragazzi, li induce alla ricerca, allo studio e alla conoscenza e fornisce loro una coscienza utile per comprendere che quel poco di naturale sopravvissuto va tutelato e possibilmente valorizzato.
Siamo convinti che solo conoscendo siamo in grado di consegnare un migliore futuro ai nostri discendenti.
Serve comunque il concorso attivo e consapevole dei pubblici amministratori per una gestione più attenta alle tematiche ambientali, per una sua usufruibilità compatibile e sostenibile, evitando di fare di questi luoghi, per lo più tutelati, dei parchi da pic-nic.
Oggi dire 'io sono ambientalista' perché è di moda, non significa nulla, solo i comportamenti e gli atti concreti di ciascuno di noi determinano e caratterizzano la nostra azione naturalistica e nel contempo forniscono un esempio concreto di amore verso la natura compresi i suoi abitanti, tenendo conto che anche l'uomo è una parte integrante di questo ambiente.
Gli esseri viventi in equilibrio dinamico tra loro: piante, uccelli, anfibi e rettiliLa nostra sola presenza in un ambiente naturale, per quanto discreta, immobile e silenziosa, determina un disturbo all'ecosistema: ogni organismo vivente è più o meno conscio della nostra presenza e ci ritiene, chissà per quanto ancora, un pericoloso nemico della sua sopravvivenza; per centinaia di anni abbiamo imperversato, modificato, distrutto il territorio attorno a noi così tanto da condizionare ogni essere vivente ad avere paura di noi e a educare la propria prole a temerci e fuggirci. Solo da poco tempo, anche in Italia, mi è capitato di riuscire a farmi avvicinare da un animale selvatico con prudente timidezza, la medesima che utilizzavo io affinché esso non fuggisse lontano.
Pur avendo avuto un padre cacciatore (almeno per una parte della sua vita) non ho mai avuto l'istinto di uccidere, ma solo il desiderio di capire e, dove possibile, comunicare, quando ho sacrificato una vita (assai poche volte) è stato per conoscerla dentro. Avevo 8 anni quando ricevetti in dono la ristampa di un libro 'storico' di Scienze Naturali scritto, moltissimi anni prima, da B. Schmidt: lo divorai e divenne una parte importante di me, del mio bagaglio culturale e del mio modo di pensare e di vedere ciò che mi circondava: una guida a cercare, riscoprire, personalmente, proprio io, quanto vi veniva illustrato e descritto: se era diventato parte di me il libro, volevo che anche la natura, in esso descritta, diventasse una parte viva di me; mi accorsi così che anche quando accoglievo con amorevolezza sul palmo della mano una chiocciola, essa si rendeva conto della mia presenza e i suoi 4 occhi peduncolati mi percepivano e… temevano. Pur non volendo per nessun motivo farle del male, comunque le trasmettevo la percezione di un pericolo nuovo, grande, immane, inevitabile.
È un pericolo che costantemente devono affrontare tutti gli organismi viventi dal giorno della loro nascita; in cambio per un certo tempo essi hanno la possibilità, dopo la nascita, di crescere, nutrirsi e riprodursi con l'unico fine di esprimere le proprie caratteristiche genetiche e affermarle, se valide o fortunate, di fronte all'universo degli organismi viventi.
Miracolo della Natura e leva dell'evoluzione, la riproduzione (da intendersi sempre e solo quella sessuata, l'altra dobbiamo chiamarla moltiplicazione) nel regno animale, mai nessuno visse, né mai in futuro qualcuno vivrà, con caratteri genetici a un qualsiasi essere vivente attuale. Ci furono anche eccezioni, che la natura risolse più di un miliardo di anni fa, ma fu agli albori della vita, tra gli organismi più primitivi, a quel tempo dominanti.
La Natura per le piante operò scelte più 'elastiche': accanto alla riproduzione i vegetali, quasi tutti, possono seguire, per necessità, una alternativa di sopravvivenza, grazie alla moltiplicazione vegetativa, senza evoluzione, però!
L'uomo già oltre duemila anni fa, mentre scopriva a suo vantaggio la moltiplicazione con la propagazione e l'innesto, aiutò anche l'evoluzione delle specie agrarie attraverso l'ibridazione e l'ingegneria genetica. Presto vedremo se avremo operato con saggezza e coscienza anche in questo ultimo caso.