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La fauna inferiore del fiume Sile di Alessandro Minelli

Istituto di Biologia Animale dell'Università di Padova
Da "Quaderni del Sile e di altri fiumi" (maggio 1978)


Agli occhi del profano, la fauna inferiore di un fiume non appare così importante e vistosa come la fauna superiore, in ispecie quella ittica. Per varietà di specie, numero di individui e biomassa complessiva, tuttavia, gli invertebrati rappresentano nell'ambiente fluviale la componente più rilevante e una sua conoscenza è indispensabile ai fini di una corretta descrizione e interpretazione dell'ecosistema.

Gli invertebrati, in effetti, occupano le posizioni più diverse entro la complessa rete alimentare in cui sono coinvolti gli organismi legati al fiume, dalle alghe alle macrofite ai pesci all'uomo. Nella varietà delle loro esigenze ambientali, inoltre, essi rappresentano spesso indicatori sensibili delle condizioni esterne: la presenza o l'assenza di singole specie o i loro rapporti di abbondanza riflettono infatti le caratteristiche fisiche, chimiche e igieniche delle acque, così come si sono presentate e modificate nei tempi che hanno preceduto un nostro campionamento.

Le attuali conoscenze sul popolamento animale dei fiumi italiani sono però alquanto frammentarie e insoddisfacenti, specie se confrontate con quelle disponibili per la fauna di molti laghi, ad esempio dei Laghi di Garda, Maggiore e Trasimeno: sulle rive degli ultimi due sorgono in effetti altrettanti istituti di idrobiologia alla cui attività si deve buona parte delle nostre conoscenze sulla biologia delle acque interne italiane.

Nell'ultimo decennio, tuttavia, l'attenzione degli idrobiologici italiani si è estesa allo studio delle acque correnti; ricorderò qui, per il respiro particolarmente ampio dell'indagine, gli studi compiuti da A. MORONI e dalla sua scuola sulle acque della Val Parma (v. ad esempio GHETTI 1974) e il lavoro di SARACENI (1971) sul F. Bardello in Lombardia.

Molti dati isolati sono tuttavia disponibili in letteratura a riguardo di altri corsi d'acqua italiani, soprattutto sul F. Po e su alcuni suoi affluenti, sul F. Tevere e - in terra veneta - sull'Adige, sul Piave etc.; questi dati sono a volte assai interessanti da un punto di vista faunistico, ma per lo più non permettono di ottenere un quadro ecologico d'insieme.

Queste considerazioni generali valgono, in dettaglio, anche per il F. Sile. Nelle sue acque F. P. POMINI raccolse circa 40 anni fa interessanti materiali presso la località di S. Giuseppe; solo una piccola parte di essi è stata però oggetto di pubblicazione (v. la segnalazione di Synurella ambulans (Müll.) fatta da RUFFO (1937).

Dati interessanti sono stati successivamente raccolti da altri, soprattutto dallo scrivente, che ne ha riferito parzialmente in un saggio preliminare sulla fauna di Treviso (1974) dove elenca 30 specie quali abitatrici del Canale delle Mura di Treviso e altrettante per il F. Sile.

Singoli dati faunistici sui Molluschi, già da me pubblicati, sono stati di recente ripresi da PEZZOLI, PAGOTTO e PAOLETTI (s.d.); qualche reperto di Irudinei è stato da me segnalato quest'anno (MINELLI 1977).

In corso di stampa è infine un lavoro di BRAIONI, DAL SAVIO & PARISE concernente l'ecologia di alcuni gruppi animali viventi nel Sile, con particolare riguardo ai Rotiferi.

Utilizzando i pochi dati fin qui pubblicati con altri inediti di cui dispongo, posso compilare un primo inventario faunistico degli invertebrati del F. Sile, inventario assai parziale perché alcuni gruppi, di cui pure sono stati raccolti materiali, non sono stati ancora oggetto di studio specialistico.

Alcune delle specie citate sono tipiche abitatrici di acque correnti limpide e bene ossigenate e la loro distribuzione geografica ricalca in parte la linea delle risorgive al margine settentrionale della pianura veneto-friulana (cfr. MINELLI 1974b). Fra queste specie, ben rappresentate nei campionamenti da me eseguiti nel Canale delle Mura di Treviso, ricorderò il coleottero aliplide Brychius glabratus (Villa), i molluschi gasteropodi Emmericia patula (Brumati) e Bythinella cfr. schmidti (Küster) il crostaceo anfipode Synurella ambulans (Müll.) e la planaria Dendrocoelum album (Steinm.).

Di quest'ultima BENAZZI (1955) scriveva: «Descritta da STEINMANN nel 1910 su materiale da Strasburgo; KOMAREK ne rinvenne numerosi esemplari nel suo materiale del Tagliamento e STAMMER (1932) in diverse sorgenti del Timavo; io ne ho trovati alcuni nel Lago di Garda ed uno in materiale che raccolsi tra Goito ed il Lago di Mantova. Merita ricordare che D. album è frequente in Slovenia (KENK) e sembra abbia una distribuzione circumalpina».

Brychius glabratus (Villa) è noto da pochissime località dell'Italia settentrionale e della regione alpina; di questa specie scrivevo in altra occasione (1974a): «è effettivamente molto sporadica: nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale di Milano ne sono conservati tre esemplari raccolti al principio del secolo nei dintorni di quella città; presso il Museo Civico di Storia Naturale di Verona altri due, raccolti nella Valle di Revolto (M. Lessini). Brychius glabratus (Villa) è dunque presente anche a Treviso (che forse rappresenta la stazione più orientale della specie) sia nel Canale delle Mura che nel F. Sile... Del tutto recentemente (aprile 1973) ho ritrovato questa specie in un canale a Peraga (Padova)».

La distribuzione e l'autoecologia di Emmericia patula (Brumati) possono invece essere riassunte con le parole di PEZZOLI, PAGOTTO & PAOLETTI (s.d.): «robusto prosobranco vivente nelle acque scorrenti della pianura Veneto-friulana che si spinge lungo i rivi sin nei pressi del mare. Il suo limite occidentale è poco oltre il Fiume Sile e come latitudine a N raggiunge la sorgente «Molinazzo» del Livenza.

In due casi il Sile sembra dunque rappresentare un limite naturale all'espansione geografica di una specie.

Di Synurella ambulans (Müll) ricorderò solo che il reperto di POMINI a Treviso fu il primo di questa specie in Italia (BUFFO 1937) e che la specie è oggi nota dalla Balcania, dal bacino danubiano e dall'Italia settentrionale. Bythinella cfr. schmidti (Küsat.), infine, è un «tipico mollusco delle sorgenti montane e pedemontane. Non si spinge nelle risorgive di pianura salvo qualche rara eccezione (P. es. Canale delle Mura di Treviso città: Minelli A. 1974)» (PEZZOLI, PAGOTTO & PAOLETTI s.d.).
Per concludere queste brevissime osservazioni zoogeografiche, un cenno va dedicato a Piscicola geometra (L.), sanguisuga che ho raccolto per la prima volta nel Sile nel luglio 1977 e che difficilmente può essermi sfuggita (date le sue dimensioni e la facilità di raccolta) durante le raccolte degli anni 1962-70. Con ogni probabilità, Piscicola geometra è stata inavvertitamente introdotta nel Sile dall'uomo, in occasione di un ripopolamento ittico. E' anzi probabile che analoga sia l'origine di tutte le popolazioni italiane di questa specie, che fu citata per la prima volta per il nostro paese da SUPINO (1931) e che oggi si conosce da alcune località lombarde, dal F. Po a Caorso (Piacenza) e da Marostica (Vicenza) (cfr. anche NOCENTINI 1963 e MINELLI 1977). Ampiamente diffusa e frequente a nord delle Alpi, difficilmente Piscicola geometra può essere passata inosservata davanti gli occhi degli studiosi che nel secolo scorso si sono occupati di sanguisughe in Italia. Sarà interessante seguire il suo probabile diffondersi nel Sile e in altre acque italiane, sia per studiare la dinamica di un processo di colonizzazione che forse si svolge sotto i nostri occhi, sia perché Piscicola geometra è una specie di qualche interesse ittiopatologico.
Su queste basi ancor frammentarie e orientative, lo studio degli invertebrati del Sile si preannuncia assai interessante e impegnativo. Un primo obiettivo da raggiungere sarà l'ampliamento dell'inventario faunistico, che di certo verrà a comprendere qualche centinaio di specie. Allora, si potrà ottenere un'immagine biogeografica più completa e corretta del popolamento animale di questo fiume e si potranno affrontare più seriamente numerosi problemi ecologici: stabilità delle comunità animali nel tempo, loro avvicendamento lungo l'asta del fiume, loro rapporti con l'inquinamento (anche in relazione con quanto pubblicato da RIO, FONTANELLA & MANCIN (1956) e da RAUSA, PERIN, DIANA & PIGNATARO (1968), nonché - più esplicitamente - da BRAIONI, DAL SAVIO & PARISE (1977).
C'è solo da sperare che lo studio della fauna del nostro fiume non si traduca, a breve scadenza, nell'elogio funebre di un mondo animale appartenente a un passato di chiare, fresche e dolci acque presenti solo nella memoria di chi un giorno vi si affacciò.

Alessandro Minelli


Elenco degli invertebrati attualmente noti per il Fiume Sile

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