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Natura
Le tradizioni

Il Pan e Vin e Brusàr a Vècia

Nel Veneto l'Epifania è anche sinonimo di fuochi, che nel Trevigiano sono chiamati "Pan e Vin". II cristianesimo si impossessò di questa tradizione volendo che i fuochi d'Epifania ricordassero quelli accesi dai pastori per asciugare i panni del Bambin Gesù e per rischiarare la via ai Magi, smarritisi nella regione. In realtà l'origine dei roghi risale al culto del sole e del fuoco delle civiltà agricole precristiane.
La consuetudine voleva che si bruciasse il Pan e Vin per tre sere consecutive perchè il 3 era considerato, nella religione pagana, numero perfetto e la ripetizione del rogo consentiva di liberare il terreno da rovi, sterpaglia ed erbacce, predisponendolo al pascolo e alla coltivazione. Seguiva poi un rituale particolare per onorare il dio e propiziarselo, rituale che è andato perduto nei secoli.
Qualunque sia l'origine della festa, indipendentemente dalle ragioni per cui si svolgeva (pratiche e religiose), il "Pan e Vin" è sopravvissuto sino ad oggi perchè esprime il bisogno di stare insieme, di dividere con gli altri ansie e gioie; ritrovarsi intorno allo stesso fuoco nel periodo più duro dell'anno per la vita nei campi, riaffermava, attraverso la presenza di tutti, la necessità di un legame fraterno tra gli uomini e di una rinnovata armonia con la natura, nonostante gli stenti, le privazioni e le difficoltà.
Al "Pan e Vin" si ricollega il falò di metà Quaresima, quando si brucia un fantoccio dalle sembianze di vecchia strega, simbolo dell'inverno, del male, della miseria. Il rogo è preceduto da un "processo", durante il quale la "vecchia" fa da capro espiatorio per tutti i mali subiti dalla comunità: tasse, cattiva amministrazione, calamità naturali, ecc. Così come il "Pan e Vin" chiudeva il Natale e dava inizio al Carnevale, il rogo della vecchia si lascia definitivamente alle spalle l'inverno e opera la magia che affretta l'arrivo della primavera.
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